Il semprevivo fa parte delle piante medicinali che oramai quasi non vengono più utilizzate al giorno d'oggi. Anticamente, la medicina popolare lo utilizzava contro la diarrea violenta. Le foglie fresche schiacciate, o semplicemente il suo succo, placavano le punture di insetti e le sensazioni urticanti. Il succo di foglie fresche, diluito in acqua, serviva per gargarismi e lavaggi della bocca contro l'infiammazione della mucosa orale. Questo genere di pianta comprende un gran numero di specie che si incrociano tra loro e hanno dato origine a una moltitudine di ibridi ornamentali. Sono piante pollinifere e mellinifere.
Citazioni
«Il semprevivo è freddo al terzo grado e secco al primo. Deve il suo nome di "semper viva", semprevivo, al fatto che è sempre verde. Cresce sulle case. In medicina, bisogna utilizzarlo fresco, perché secco non ha alcuna virtù.
Contro l'infiammazione del fegato, inumidire una striscia di tessuto o un panno con il suo succo mescolato con aceto o agresto, e applicare.
Contro gli apostemi caldi, per prevenire la formazione, applicare quest'erba tritata. Usata sull'apostema formato, essa impedirebbe alla materia di spandersi, indurendola e sarebbe dunque dannosa.
Contro le bruciature causate dall'acqua o dal fuoco, preparare un unguento del suo succo con olio rosato, ma applicarlo solo a partire dal terzo giorno, affinché i vapori di queste bruciature evaporino.
Contro il flusso di sangue dal naso provocato dall'ebollizione del sangue nel fegato e nelle vene, inumidire una benda nel suo succo mescolato ad acqua di rose e applicarla sulla fronte, sulle tempie e sul fegato.
Ungere la fronte con succo di semprevivo mescolato a olio rosato è molto efficace contro il mal di testa.
Contro il calore o rossore agli occhi, contro gli apostemi bollenti, contro la gotta calda, mettere l'erba tritata sola o in impiastro di farina sui punti malati.
Infine, il suo succo è efficace contro l'itterizia provocata dall'eccessivo calore del fegato, elimina i vermi del ventre e restringe il flusso eccessivo dei fiori».
[cit. Le livre des simples médecines, ms. 12322 Bibliothèque Nationale de Paris]