Le parti aeree fermentate per due volte producono un colorante blu che viene ancora adoperato per migliorare e fissare la tintura color indaco. Nel primo secolo d.C., a Roma, Plinio riferiva che le donne della Britannia "si dipingevano di blu con l'isatis e si recavano nude al loro sacrificio". Giulio Cesare osservò che gli uomini lo adoperavano come pittura di guerra, ma ciò aveva forse un duplice scopo, poiché le foglie sono emostatiche e cicatrizzanti.
Citazioni
«Serapione: domestico e selvatico: del primo si servono i tintori, con foglie simili alla plantagine, ma più viscose e nere, stelo lungo un braccio - il selvatico è simile ma ha foglie più grandi simili a quelle della lattuga: rametti lunghi, con ramettini rossastri: al sommo baccellini come lingue contenenti il seme - fiore piccolo, sottile».
[cit. Mattheus Sylvaticus, Opus Pandectarum Medicinae, Venezia 1523, c. 570, Nileg]