Il nome del genere deriva dal latino "gladiolus" = piccola spada e indica le foglie spadiformi. Il nome specifico indica la zona di maggior distribuzione di questa specie; In particolare il nome "Italicus", era il nome di un totem di una tribù stabilitasi nella parte meridionale della penisola, l'antico Bruttium (Calabria), che a quanto pare, ancor prima di chiamarsi Enotria, fu chiamata Italia. Il suo aspetto delicato, il suo portamento svettante, i suoi fiori di indiscutibile bellezza, ne fanno una scelta ricercata, particolarmente adatta a chi vuole ricreare in giardino uno spazio naturale, come potrebbe essere un’aiuola lasciata a prato fiorito, da affiancare alle così dette piante nutrici, per consentire lo sviluppo dei bruchi, future farfalle. Può arricchire un’aiuola dedicata alle bulbose affiancandosi ad altre piante dai fiori piccoli come Fritillaria uva-vulpis, oppure affiancare piante dal portamento slanciato come le digitali, portare un tocco di colore vivido se mescolata ai cespugli di menta verde e variegata, può richiamare nel colore le fioriture delle verbene, della saponaria e di certe veroniche. Succede ai narcisi e precede gli hemerocallis. Unica avvertenza è quella di sostenere le piante più alte proteggendole dal vento o dagli animali liberi in giardino perché possono raggiungere anche il metro di altezza. I fusti, specie se lo sviluppo della pianta è veloce e avviene in ombra, possono allettare, senza però troncarsi. La pianta si sdraia e tende a risollevare la parte terminale degli steli fiorali, se si lasciano così come sono le piante fioriranno e produrranno seme. Per prevenire tutorare con cannette poste intorno al cespo tra cui tendere un filo di materiale plastico che possa sorreggerli e su cui possano appoggiarsi.
Citazioni
«Dioscoride: due specie: una la trovi descritta nel c. 298 e un’altra è questa - quella del c.298 (Glaspatella) è lassativa, questa è astringente - ha foglie simili all’iride, ma più larghe ed appuntite e uno stelo in mezzo alle foglie di un cubito lungo e robusto, sulle verghe del quale ci sono i capitelli a tre angoli - fiori purpurei con al centro colore “feniceum” (= scarlatto) - il seme, nei suoi follicoli, è simile al cocomero, rotondo, liscio e di gusto viscido - radice nodosa, lunga e rossa».
[cit. Mattheus Sylvaticus, Opus Pandectarum Medicinae, Venezia 1523, c. 211, Dexeris]
È utile, per l’identificazione di questa pianta, la descrizione di Silvatico: «Il seme, nei suoi follicoli, è simile al cocomero»
«Molti chiamano apparime - è il gladiolo che sta tra le messi - foglie simili all’iris, ma più piccole, acute come la matheta - stelo aspro e cubitale (lungo un cubito) - fiori purpurei, due radici piccoline e rotonde poste l’una sull’altra come bulbi minori - Il superiore è più grande - nasce in luoghi coltivati - la radice superiore è più efficace - in cataplasma con vino ed incenso fa uscire le frecce».
[cit. Mattheus Sylvaticus, Opus Pandectarum Medicinae, Venezia 1523, c. 252, Fagasmon]