PARTI UTILIZZATE O DROGA:foglie PRINCIPI ATTIVI:o.e. resine PROPRIETA’:antinfiammatoria,antibatterica MODO D’USO:utilizzato in cosmesi come fissativo e aromatizzante. Il nome del genere deriva dal gr. 'kìst(h)os', capsula, cesta, con allusione alla forma e alla consistenza coriacea del frutto. Il nome appare già in Dioscoride come nome di una pianta da cui si estraeva una sostanza resinosa (ladano) che veniva utilizzata come incenso. L'epiteto specifico dal lat. 'monspeliensis', da Montpellier. Il cisto marino inoltre è fondamentale come pianta colonizzatrice di aree collinari degradate, in quanto rappresenta uno degli ultimi baluardi prima della desertificazione, prevenendo l'erosione dei suoli declivi percorsi da incendi. L'uso domestico invece è limitato a legna da ardere, utile soprattutto per avviare l'accensione.Essendo fortemente aromatiche, Cistus monspeliensis non piace agli animali.
Citazioni
«È una specie di edera, ed è la rosa canina o rosago al cui piede nasce l’hipoquistidos - la mangiano le capre - ci sono due specie: una a fiore bianco, un’altra a fiore roseo, e ce n’è una terza il cui frutice è più grande, ha foglie più lunghe di colore oscuro, odoroso ed ha una certa tenace umidità come la policaria - Plinio: chiamano così i greci un frutice più alto del timo, con le foglie dell’ozimo - l’identificazione tra edera e rosa canina dipende dal fatto che i capri la mangiano volentieri come la barba caprina».
[cit. Mattheus Sylvaticus, Opus Pandectarum Medicinae, Venezia 1523, c. 167, Cistos]