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Luogo di fondazione del più antico Orto Botanico Hortus Sanitatis della Scuola Medica Salernitana

Contraria contrariis curantur


La terapeutica medievale salernitana e, di conseguenza, anche gli studi di Botanica medica, si fondano essenzialmente sulla “dottrina dei quattro umori” basata a sua volta sull‘antica “teoria degli elementi”. E’ con Pitagora di Samo ed i suoi seguaci della scuola di Crotone che si perfeziona, verso la metà del VI secolo a.C., la dottrina collegata al concetto di “armonia” che regge e governa la composizione della materia; un’armonia non statica ma che si trova in un continuo equilibrio instabile, risultato dell’antagonismo bilanciato di forze opposte che sono insite nelle cose. L’armonia che regge l’Universo regge anche l’Uomo, dandogli la salute, e il turbamento di questo equilibrio provoca la malattia. Ma l’influenza dei Pitagorici sulla Medicina va oltre. Per loro, la vita è costituita da quattro elementi: terra, aria, fuoco e acqua, cui corrispondono quattro qualità: secco, freddo, caldo e umido. Gli umori (sangue, bile nera, bile gialla e flegma) corrispondono ai quattro elementi (aria, terra, fuoco e acqua) e possiedono le stesse caratteristiche. Gli umori e, quindi, gli elementi sono poi in rapporto diretto con le cosiddette “qualità primarie” da loro possedute: caldo, freddo, umido, secco. «[…] Quattro sono gli umori del corpo: sangue, flegma, bile gialla e bile nera. Il sangue è umido e caldo, il flegma freddo e umido, la bile gialla calda e secca, la bile nera secca e fredda […]» . La combinazione di questi quattro umori determina il “temperamento” dell’individuo, le sue qualità mentali e il suo stato di salute. E’ la teoria degli umori, che dal 500 a.C. dominerà pressoché incontrastata sino alla rivoluzione di Virchow del 1858!

Il corpo umano è quindi governato dalla presenza di questi quattro umori, ed un loro disequilibrio genera nel paziente lo stato patologico. La malattia, intesa come abbondanza di un umore nei confronti degli altri, deve quindi essere contrastata usando un prodotto (sia esso “semplice” o “composto”) di natura opposto all’umore in surplus. Da ciò deriva l‘importanza di classificare i “semplici” vegetali con lo stesso criterio utilizzato per lo studio degli umori dell’uomo. Ci saranno perciò semplici caldi e umidi, caldi e secchi, freddi e umidi e freddi e secchi.

Ma, accanto a questa prima suddivisione, se ne affianca una seconda di uguale importanza, che, attraverso la “gradazione”, ne precisa la potenza d‘azione fisiologica. Il “grado” è, tra l’altro, il criterio di classificazione principale dei semplici utilizzato nel Graduum simplicium, detto anche De simplici medicamine, di Costantino Africano († 1085). Si tratta «[...] della quantità in cui la medicina è calda, fredda, secca o umida. Vi sono quattro gradi. Il quarto è quello in cui la medicina è così calda che non si può più [agire] senza uccidere. Essa ucciderebbe chi ne facesse uso in grande quantità. [...]»

Le aiuole del primo terrazzamento, già suddivise in quattro “spicchi” grazie ai due vialetti ortogonali preesistenti, ben si prestano per tale rappresentazione didattica. Si può così spiegare le fondamenta teoriche della cura vigenti presso la Scuola Medica, confrontando inoltre il criterio di classificazione medievale con quello moderno per famiglie, di origine linneiana.