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Tamarix gallica Ehrenb. var. mannifera - Tamerice

Il Tamerici ha proprietà astringenti, diuretiche, sudorifere, eupeptiche. Principi attivi: tannini, metilquercetolo. Pianta evocatrice di poesia romantica e decadente, il Tamerici trova collocazione non solo come pianta ornamentale nei luoghi umidi dei giardini e dei parchi, ma anche nella tradizione erboristica. Le parti che si usano a questo scopo sono la corteccia e i ramoscelli con le foglie. La corteccia contiene tannini i quali, oltre a essere usati artigianalmente come sostanza conciante, conferiscono alla droga proprietà astringenti intestinali, diuretiche e sudorifere (queste ultime sono sfruttate per combattere i sintomi del raffreddore e dell'influenza); alla droga vengono anche attribuite proprietà aperitive utile in caso di inappetenza. I ramoscelli di Tamerici hanno anch'essi proprietà astringenti che possono essere sfruttate sia per uso interno che sulla cute. Una varietà di Tamerici, quando viene attaccata da un particolare insetto, trasuda una sostanza zuccherina che ha all'incirca la stessa natura e le stesse applicazioni della manna del Frassino.

Citazioni

«Serapione: albero molto lungo - foglie lunghe sottili e strette - non ha spine - del suo legno si fanno i «parapsides» (vasi) - legno duro - molto agitato dal vento - legno e rami verdi macchiati di rosso - non ha fiori - frutto rotondo come un cece ma di colore cinerino tendente all’azzurro - si raccolgono in febbraio - Serapione su autorità di Galeno è una specie di tamarisco - proviene dalla Babilonia».

[cit. Mattheus Sylvaticus, Opus Pandectarum Medicinae, Venezia 1523, c. 67, Athel]
«Maschio è domestico e la femmina è selvatica - albero che nasce nelle acque ed ha un frutto che è simile nella sua scioltezza alla usnea - frutto rotondo simile alle galle (?) dentate e si usa in luogo delle galle nelle medicine - è in Babilonia e in Seni - (EGO): mi disse un uomo fidato che ci fu una donna sulla quale apparve la lebbra e le fu dato del decotto di radice di tamarisco con uva passa, frequentemente e guarì e anch’io sperimentai ciò in un’altra donna e guarì ugualmente e ciò dipese dal fatto che la causa prima fu un ascesso nella milza - Galeno, nel suo libro A Glaucone dice che per questi ascessi, la migliore medicina è la corteccia della radice di cappero, scolopendria e corteccia di tamarisco e le cime cotte in aceto e squingibin (1)



(1) squingebin (vedi anche c.8) = sciroppo acetoso semplice: miele, aceto e acqua (arabo)».

[cit. Mattheus Sylvaticus, Opus Pandectarum Medicinae, Venezia 1523, c. 118, Cafa]
«Rugiada che cade su pietre e alberi - ce ne sono parecchie specie, una detta tereniabin, siracost e zucchero haoser - si diversifica a seconda del corpo su cui cade che le conferisce virtù - presso di noi ne ho viste (EGO) due specie, una granulosa ma che sembrava adulterata con zucchero cotto, ed un’altra mista a frammenti di foglie di sena - Rasis: una cade sul tamarisco come miele e restandovi imbianca - raccolta subito con una foglia è verde - la migliore è la chiara tendente al bianco».

[cit. Mattheus Sylvaticus, Opus Pandectarum Medicinae, Venezia 1523, c. 542, Men]



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Tamarix gallica Ehrenb. var. mannifera - Tamerice

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