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Myrtus communis (L.) Arcang. var. tarentina - Mirto ‘tarentino’

Dai fiori si estrae un profumo chiamato eau d'ange. I germogli floreali e le bacche forniscono un estratto per dolci; le foglie apportano un gradevole aroma agli arrosti di carne. Le foglie, antisettiche e astringenti, servono per preparare decotti, per applicazioni su ammaccature e nel caso di emorroidi. L'olio essenziale ottenuto dalle foglie è la fonte del mirtolo, somministrato per le gengiviti.

Citazioni

«Il mirto è un alberello i cui frutti si chiamano mirtilli, molto utili in medicina. Nell'ordine, si utilizzano i frutti, le foglie, poi i fiori. Il mirto è freddo al primo grado e secco al secondo. Più le foglie e i fiori sono novelli, più sono migliori. Quanto ai frutti, devono essere raccolti quando sono maturi. Messi a seccare al sole, durano tranquillamente fino a due anni. Le foglie possono essere conservate più a lungo. Il mirto ha la proprietà di restringere per le sue qualità di astringente e, grazie al suo buon odore, ha anche la virtù di confortare.



Contro il vomito, il flusso del ventre, il flusso eccessivo dei fiori nelle donne, quando questi disturbi sono dovuti a difficoltà di ritenzione o all'asprezza degli umori, dar da mangiare i mirtilli, o somministrarne il succo, oppure fare uno sciroppo con il loro succo, che si rivelerà eccellente. Si può conservare questo sciroppo, a condizione che il succo sia stato perfettamente cotto con lo zucchero; se non si ha lo zucchero, lo si può sostituire con il miele e poi cuocerlo a fuoco basso affinché non diventi appiccicoso. Lo sciroppo preparato col miele non è così buono come quello preparato con lo zucchero, ma in compenso, si conserva più a lungo. Si può inoltre applicare un impiastro di frutti freschi. Se sono già secchi, ridurli in polvere e mischiarli col bianco dell'uovo. Per fermare il vomito, si applicherà questo impiastro sulla parte alta dello stomaco, al livello della forchetta del petto e per ridurre il flusso del ventre o il flusso dei fiori, stendere l'impiastro sui reni e sul basso ventre; in questi due ultimi casi, bisogna anche fare una lavanda calda alle parti inferiori, con acqua piovana dove sono state cotte le foglie di mirto.



Per conciliare il sonno in caso di febbre acuta o per il raffreddamento o per il mal di testa dovuto al calore, bagnare con questa acqua calda le tempie e la fronte, poi aspirarne i vapori per bocca; infine, mettere sulla parte alta dello stomaco dei mazzetti di foglioline tenere di quest'albero, cotte in acqua piovana e aceto.



Per calmare il vomito e il flusso del ventre, stendere quest'ultimo impiastro sul basso ventre, sui reni e sull'ombelico. Se lo si stende sui reni, calmerà, nei casi di frebbe fortissima, i dolori dovuti alla forza del calore, impedendo allo stesso tempo al calore di scomporre gli spiriti del corpo.



Lo sciroppo che si prepara con i fiori di mirto o con l'acqua piovana in cui questi fiori sono stati cotti è molto più efficace per le malattie appena citate. L'acqua e i fiori distillati nel capitello sono un ottimo rimedio non solo per queste malattie, ma anche contro il deliquio.



La polvere delle foglie di mirto richiude le piaghe e le cicatrizza.



La polvere dei fiori e dei frutti mischiata con l'ossimele e presa al mattino è un buon rimedio contro l'alito cattivo che ha origine nello stomaco».

[cit. Le livre des simples médecines, ms. 12322 Bibliothèque Nationale de Paris]



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Myrtus communis (L.) Arcang. var. tarentina - Mirto ‘tarentino’

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