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Laserpitium siler L. - Laserpitio Sermontano

Il laserpizio o silfio, che cresceva lungo la costa della Cirenaica, era considerato dalla farmacopea antica una vera panacea per ogni male, definita da Plinio «uno dei doni più preziosi della natura», dalla sua radice si estraeva un succo prodigioso, chiamato laser, col potere di addormentare le pecore o di fare starnutire le capre, ma anche di rendere innocuo il veleno dei serpenti, di facilitare la digestione, di guarire i disturbi circolatori, dolori articolari, gotta, sciatica, impotenza maschile, tetano, asma, mal di gola, idropisia, epilessia, itterizia, disturbi femminili, di far maturare gli ascessi, di cicatrizzare ulcere, ferite e piaghe, di estirpare i calli. Era utilizzato in ginecologia per favorire le mestruazioni e come contraccettivo. In oculistic, veniva impiegato come composto in un collirio contro l’ambliopia e per i principi di cataratta, infine per le sue virtù ricostituenti il laserpizio è anche usato come tonico nelle convalescenze e nei casi di prostrazione psicosomatica. Scoperto alla fine del VII secolo a.C., risulta però già di fatto scomparso, secondo Plinio, nella prima età imperiale forse anche per il consumo indiscriminato che se ne era fatto nei secoli precedenti. Oggi, le radici e i frutti sono usati come condimento. La pianta possiede delle proprietà medicinali e può essere utilizzata come odontalgica.

Citazioni

«Pianta puzzolente - la gomma è detta asa fetida - in latino anche silfio - Cirenaica - elimina l’aria nell’intestino - Dioscoride: il silfio è noto a tutti e la lacrima si chiama lasar - Armenia, Siria, Libia - il cui stelo si chiama spleon e spleten è simile alla ferula - ha foglie simili all’apio e seme largo».

[cit. Mattheus Sylvaticus, Opus Pandectarum Medicinae, Venezia 1523, c. 47, Anuiden]
«Serapione: ha foglie simili ai follicoli del finocchio ma più lunge e grosse - stelo lungo sulla cui sommità c’è una corona nella quale c’è un seme lungo e largo, angoloso e grosso, di sapore acuto e di odore forte, ed è quello che si usa nei cibi - radice lunga e profumata - preso col vino e col pepe difende l’uomo dal freddo dell’aria e perciò giova a chi viaggia d’inverno».

[cit. Mattheus Sylvaticus, Opus Pandectarum Medicinae, Venezia 1523, c. 646, Siseleos]



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